About Me

Chiara Boniardi


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Chiara Boniardi è scultrice contemporanea dai primi anni ‘90. Laureata in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera con lode. Successivamente consegue la specializzazione in Comunicazione e Didattica dell’Arte.
Numerose esibizoni e mostre tra cui l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna, A.Arte Invernizzi a Milano, Galleria Civica d’Arte Moderna a Mantova, Premio Scultura Regione Piemonte, Galleria Civica d’Arte Moderna a Como, Cavinaghi Arte a Milano, Salone del Mobile c/o Molteni & C Dada, Biennale di Gubbio, Box Shock S.S. Giovanni a Milano, Messe inOpera per Palladio; Chiesa di S.Ambrogio a Vicenza, Villa Pisani Lonigo Vicenza, Villa Betteloni Corrubbio Valpolicella e Galleria Civica di Desenzano del garda Brescia.

Due parole su di me, del perché

Era il 1989, mi accorsi dell’esigenza di girare attorno al foglio, attraversare la dimensione z. Era l’Architettura. E’ la Scultura. Questo doverci danzare assieme, nello spazio. Il tatto, sempre obbligato. È l’avvolgersi che mi fa come sorvolare per un attimo, come eterno, l’latra dimensione. L’Arte, in tutte le Sue, infinite, sfumature.
Chiara Boniardi

Dio toglie. Dio mette. Io costruisco.

Dio toglie. Dio mette.Io costruisco.
La scultura è il tempo di dio: di un dio in quarta dimensione: un rito totale… Io sono una particula dannata – di questa Sua opera di distruzione: di creazione. Prima Lei salva. Poi crea. E perciò io, che costruisco solo, io Le scrivo: dannato di un Dio.
Le scrivo oggi una lettera in dimensione solo terza: come fossimo estratti, noi da Lei salvati, da Lei creati, fossimo queste tre coordinate che io – sento precipitarmi fuori dalle mani… Lo strumento? Ogni vite, ogni coltello tecnico: ogni passione che veda prima, veda anche dopo – prima della creazione: dopo questa Sua salvezza. Perché, e Glielo devo confessare, non credo basti essere salvi e poi creati: dobbiamo ballarci intorno – a queste forme… Io voglio che Lei, dio, Lei ci balli intorno a ciò che (Le) costruisco anche oggi: voglio costringerLa a entrare: provare. Essere salvi?
Quando? Essere creati? Perché?
Intanto Le dispongo una materia della danza. Lei deve, oggi, ora, acconsentire: non Le è dato rifiutare questa mia operazione: io, e mi ascolti, una putrella di acciaio corten – io me la farei!
Qui ormai, dopo esser stati da Lei prima salvati indi creati, noi praticamente facciamo sesso con gli acciai inox – o corten. O anche col ferro. E mi piace in ogni suo fare – il ferro – di trasformazione.
Trasformare, Dio, lo capisce? Divenire anche non persone… Sono legata. Faccio fatica a staccarmi. Come fosse una calamita.
Fase di trasformazione – come cromia che ossigena. Pezzi di me: istruzioni di possibile indimenticata.
Mi ascolti… Quelle in polietilene sono una terapia della scultura – sono io che devo curare Lei, dio: azione e reazione – con e dentro alla materia – io parto da un cilindro una bobina: e srotolo agisco entro nel ballo… Riesco ad arrivare anche a 5 metri d’altezza – per
8 di larghezza – con le mie mani.
Ecco, dio: sono capsule di salvataggio – siamo questo qui. Poi ci sono i ludo?
E dove il titolo era l’opera: parlavano… Dialogavano spesso bilateralmente – i miei simili: le mie costruzioni. Io devo – prenderLa anche in giro: denunciare la Sua paradigmatica confezione di provvidenza. Queste danze spesse. I corpi plastici della danza classica – eterni. Lo studio del dinamismo tra due elementi: sculture attive reattive per proteggere e rendere più – umana: dolce – la sopravvivenza tra l’asfalto… Siamo messi così ora, lo sa? Recuperare gli errori che abbiamo fatto – nell’urbanistica: per una energia vegetale… Questo, che io amo, lo ami Lei.
L’uomo, questa Sua creatura, questo mio luogo-a-procedere: che solo camminando produce vita. Mi compri. Questa è la mia operazione. Ma ora.

Vladimir D’Amora

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